Si parla di
Pulitura di opere d'arte a Genova
Il restauro dei manufatti storici, prevede diversi passaggi, uno dei quali è la pulitura di cui voglio mostrarvi qualche esempio e alcune delle varie possibilità che abbiamo per svolgere questa operazione.
A seconda del tipo di materiale di cui è composta l’opera e del materiale da asportare, il restauratore si trova davanti a una miriade di combinazioni in cui compiere la scelta della metodologia da impiegare per riportare l’opera a una buona lettura, questo non significa che il nostro oggetto storico tornerà “come nuovo”, ma che potremo riviverlo come se lo fosse.
Come dicevo ci sono diversi tipi di pulitura che differiscono per metodologia e materiali. Non posso qui dilungarmi su tutti i prodotti chimici che possono esserci utili allo scopo, ma farò alcuni esempi per soddisfare alcune curiosità.
Qui ci troviamo su un cornicione marcapiano della chiesa S. M. Assunta di Carignano, Genova, lavoro svolto per la ditta Restauri S.r.l. il cui materiale costitutivo è la delicatissima pietra di Finale.
Come si può notare la pietra è stata aggredita da una patina biologica di muschi, combinati al residuo nero dell’inquinamento.
La pietra di Finale è molto porosa ed essendo antica (1560) ha perso lo strato superficiale più liscio e dai pori più piccoli dovuto alla fresca lavorazione di cava.In queste porosità ormai scoperte prolificano i muschi che danno quel tono romantico ma che purtroppo intaccano la struttura della pietra sgretolandola. Inoltre assorbono il fumo denso con le particelle inquinanti che a loro volta aggrediscono chimicamente la pietra. Per queto motivo occorre pulirla.
Come detto ci sono vari metodi, in questo caso è stato scelto un trattamento con biocida dato a spruzzo, asportato poi con idrolavaggio a bassa pressione, un successivo passaggio di biocida per arrivare più in profondità e un altro risciacquo con spazzolatura. Al termine dell’operazione la pietra risulta pulita senza danneggiamenti o perdita di materiale.
Sempre nello stesso luogo ci siamo trovati di fronte a un’altra problematica che si è affrontata scegliendo una metodologia diversa, quella dell’idrosabbiatura con sistema IOS, non entro nel dettaglio tecnico ma posso dire che con questo sistema, scegliendo l’inerte e la pressione giusti, si possono fare puliture delicatissime se necessario.
Qui di seguito le immagini chiariscono bene i passaggi effettuati.
In questo caso il materiale da pulire è marmo di Carrara con discreto degrado della superficie ormai porosa sempre dovuto all’inquinamento così come le cosiddette “croste nere”.
Il materiale da eliminare per motivi estetici, ma soprattutto conservativi, è stato prima assottigliato ammorbidendolo con passaggi di solventi chimici e poi eliminato meccanicamente con il sistema sopra descritto. Anche in questo caso il manufatto è stato pulito senza alterarne lo stato o perdere della materia.
Un altro esempio di pulitura riguarda sempre un manufatto lapideo.
In questo caso si tratta del busto dedicato a Nicolò Bacigalupo, autore teatrale, anche di alcune commedie di Govi, situato ai giardini dell’Acquasola a Genova.
Il lavoro è stato svolto con Cooperativa Archeologia di Firenze.
L’opera è in marmo di Carrara, con un grave degrado strutturale della materia, aggressioni da muschi e inquinamento come nel caso del cornicione che abbiamo visto prima, ma il materiale da pulire in questo caso è diverso, si è quindi optato per una metodologia diversa, ovvero quella che prevede impacchi di polpa di cellulosa imbevuta di solventi che vanno a sciogliere gli agenti inquinanti e lo sporco oltre a inibire gli agenti biologici.
Sono occorsi diversi passaggi di questa operazione che prevede l’applicazione della polpa, l’attesa, la cui durata va scelta in base al tipo e all’entità dello strato da togliere e il risciacquo con spazzolatura.
Stesso metodo è stato usato per un altro tipo di manufatto.
In questo caso ci troviamo a Rapallo, facciata del palazzo comunale, in collaborazione con BRC S.p.a.
Un altro tipo di pulitura è quella che deve eliminare strati di colore sovrammessi e qui si entra in un mondo a parte, infatti la metodologia dipende dal tipo di colore che si deve togliere, oltre alla stratificazione di più colori.
A volte ci si trova a dover eliminare pitture antiche, altre più moderne, fatte di materiali industriali, come nel caso dell’esempio che segue.
Qui ci troviamo nella nuova Casa della Salute di Quarto, lavoro svolto per Asl 3, dove si è voluto recuperare il marmorino originale e dove invece abbiamo trovato quattro strati di pitture sovrammesse, di diversa natura una dall’altra ma fortunatamente quasi tutte sensibili al calore, soprattutto quella al livello più basso, si è quindi proceduto con l’asportazione meccanica tramite spatole e applicazione di calore, naturalmente calibrato in modo da non bruciare la superficie.
Dove non è stato possibile rimuovere con il calore si è dovuto ricorrere al bisturi.
Ultimi esempi che vi propongo sono quelli che riguardano l’asportazione di patine ossidate, come vernici o altri protettivi aggiunti nel tempo che peggiorano la leggibilità dell’opera e la danneggiano creando tensioni sulle superfici.
Anche in questi casi si deve capire la natura del materiale da eliminare, poi si procede adoperando il solvente più adatto imbevendo piccoli batuffoli di cotone idrofilo che, messi a contatto con la superficie, scioglieranno e asporteranno la materia. Naturalmente il numero di passaggi sarà relativo allo spessore della sostanza da togliere. A volte non basta il semplice contatto, anche se con il solvente giusto; in questi casi si deve fare un vero e proprio impacco con un supportante che può essere di vario tipo, dalla carta giapponese al gel, la scelta dipenderà dal controllo del Ph che ci occorre e da tanti altri fattori che come sempre il restauratore deve valutare. Per questo ci si avvale di molte altre figure professionali come i chimici, i fisici, i petrografi, gli ingegneri, gli storici dell’arte, ognuno dei quali apporta la sua competenza e tutti insieme si giunge alla scelta più corretta secondo le attuali conoscenze.
La pulitura è un’operazione estremamente delicata perché è IRREVERSIBILE. Se si toglie materia non possiamo più recuperarla, possiamo solo mascherare il danno.
Come sempre l’intervento del restauratore è necessario sì per rendere l’opera più fruibile ma soprattutto per conservarla.